Siamo “Canne al vento” come un romanzo di Grazia Deledda, proiettati verso mete sconosciute prima di perderci in un vento turbinoso e volteggiamo come foglie sperse qua e la. E questi venti trascinano anche scorie sociali miste a molecole di buoni propositi difficilmente raggiungibili. Questo è ciò che oggi accade e noi, povere foglie e canne al vento non riusciamo a trovare una collocazione, spettatori anche di fatti e di avvenimenti impossibili affettati da lame di coltello da chi non si identifica più come essere umano.
Chi siamo diventati? I secoli corrono veloci in questo turbinio in cui ci aggrappiamo a liane di speranze ad ogni Natale che con la nascita di Gesù ci porti la nascita di uomini non più armati di lame o altro strumento nefasto ma