UN VOTO DI PROTESTA “INTELLIGENTE”
Ad ascoltare i tanti cittadini intervistati in questi giorni al volo lungo le strade delle città si ha l’impressione che siano in parecchi quelli che il 24 e 25 febbraio avrebbero deciso o di non andare a votare oppure di votare Grillo. Nell’uno e nell’altro caso gli intervistati hanno genericamente giustificato il loro atteggiamento dicendo che nelle loro intenzioni c’era la volontà di “protestare” contro lo strapotere dei partiti, contro il loro dissennato abuso dei soldi pubblici per finanziarsi perfino cenette e creme da barba, contro la loro assenza dal territorio, contro Monti, il suo governo tecnico che ci ha subissati di tasse, contro la disoccupazione e la difficoltà di arrivare a fine mese con stipendi e pensioni…
Tutte ragioni sacrosante che giustificano pienamente il risentimento e la voglia di porre fine allo sconcio e al latrocinio legalizzato. Ma, come in ogni scelta che facciamo, dobbiamo chiederci: la protesta così come sopra descritta, quali risultati porterebbe? Finirebbe, se in tanti votassimo a Grillo o non andassimo a votare, l’egemonia dei partiti e dei maneggioni/disonesti che in essi continuano a pullulare (in tutti, ma proprio tutti i partiti, come la cronaca dell’ultimo anno ci ha fatto vedere!)? Diminuirebbero le tasse e i disoccupati? Riprenderebbe slancio l’economia nazionale e regionale? Si creerebbero opportunità per lo sviluppo anche locale? Non ci vuole uno scienziato per dedurre che il non voto e il voto/protesta di Grillo non solo non risolverebbero i problemi, ma li acuirebbero. Grillo e i fautori del non voto, infatti, si prefiggono solo di “abbattere”, di “andare contro”, di “creare caos e disordine”, senza prefigurare alcuna possibilità di intervento successivo sul territorio, senza prefigurare alcuna possibilità di governo… Anche il nostro voto, quello di “Rialzati Abruzzo” e quello di “Fratelli d’Italia” è un voto di protesta. Una grande e vibrata protesta contro l'egemonia indiscriminata dei partiti e dei loro dirigenti che hanno ridotto le elezioni ad una pura formalità, togliendo le preferenze, alla maniera dei più classici regimi dittatoriali. Roma e i suoi centurioni decidono chi saranno i futuri deputati e senatori imponendo liste blindate agli elettori. La nostra protesta è intelligente e seria perché va a colpire il “cuore” della falsa politica che produce prevaricazione e malaffare relegando i cittadini a un ruolo di comparse. Noi ci siamo posti contro i partiti “nazionali”, senza paura e abbiamo rimesso in ballo gli elettori offrendo loro una opportunità di riscatto per se stessi e per il loro territorio. Non potendo cambiare, per ora, la legge elettorale abbiamo cambiato radicalmente il metodo: nella nostra lista non è Roma che catapulta in Abruzzo personaggi e impone nomi che non hanno dato alcuna garanzia di rappresentare le istanze del territorio finora, ma è il territorio che diventa il vero unico protagonista della protesta che è fatta attraverso la proposizione di candidati svincolati dai partiti ma strettissimamente collegati alla nostra realtà sociale, umana e culturale dalla quale provengono e per la quale sono decisi a dare tutto quanto è nelle loro capacità nello spirito di servizio che contraddistingue coloro che considerano la politica un servizio che ha per fine il raggiungimento del Bene Comune.
Il voto che noi proponiamo è un voto di grande protesta, ma è anche un voto di “ricostruzione”, un voto che consentirà di rimettere l’Abruzzo e il suo sviluppo al centro dell’interesse degli eletti e degli elettori… (fc)