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ricordi silvaroli

“Mastre Renate”

Era l’estate del 1944. La guerra, ormai era finita, almeno dalle nostre parti.  Gino Terra, che insieme ad alcuni altri “compagni” aveva rappresentato a Silvi la Resistenza, a giugno fu nominato commissario straordinario del Comune  e, poi, sindaco. Le cannonate che arrivavano dal mare erano, ormai un ricordo, ma i problemi che avevano creato al paese restavano. Tornarono a suonare le campane e don Angelo svolgeva regolarmente le funzioni religiose. Silvi era “rossa”: la grande maggioranza dei suoi abitanti erano comunisti o socialisti. Ma era gente buona, solidale e, perfino, cristiana. La canzone più…gettonata era “Bandiera rossa”. Zio Massimo, che strimpellava l’organo della Chiesa, ogni tanto si chiudeva dentro e la suonava. Don Angelo, preoccupato, gli si avvicinava e gli sussurrava: “Massimù, sùne piane si nò la gente ti sente!”… La loggia era tornata la meta ideale per le passeggiate pomeridiane e serali per gustare il fresco venticello e il sussurrìo del mare. Gino Terra e i suoi stretti collaboratori, con quel poco che avevano a disposizione,  si misero subito all’opera per ridare una veste decente al paese. Occorreva risistemare le strade e dotare il paese di qualche abbellimento e dei servizi essenziali. Fu così che incominciammo a vedere sempre più frequentemente a Silvi “mastro” Renato Pacchione che andava su e giu con un suo operaio a picchettare. La famiglia dei Pacchione, per la cronaca, è stata la prima e la più importante tra le imprese edili silvarole. Sono loro che hanno costruito le mura di sostegno del paese e hanno contribuito in maniera determinante a creare una vera scuola silvarola di muratori a Silvi e all’estero.“Mastro” Renato era ben voluto da tutti perché oltre ad essere il capostipite di una lunga serie di grandi mastri muratori era anche una persona affabile e cordiale. Tra l’altro, era un grande amico della mia famiglia. E così presto iniziarono i lavori: la mattina presto arrivava un tre ruote che portava le pietre per la sistemazione delle strade e delle cunette. Una squadra di spaccapietre procedeva a renderle adatte alla posa in opera. A sistemarle in modo omogeneo ci pensava un vecchio battistrada. Intanto gli operai iniziarono a scavare lungo tutto il paese per costruire la rete fognante: una grande realizzazione che ci tolse il fastidioso problema di andare fuori le mura per fare le nostre…cose!  Il lavoro andò avanti per diversi mesi con il paese che durante il giorno era chiuso in una  nuvola di polvere. Nel frattempo gli amministratori comunali  emanarono apposite ordinanze con le quali si vietava l’allevamento e il mantenimento di bestie da cortile in paese (maiali, galline, pecore ecc…) che furono trasferite in campagna. Silvi tornò ad essere un paese bello, dove la gente era allegra e si voleva bene, dove si tenevano feste, veglioni e bellissime maggiolate con sfilata di carri colorati sui quali cantavano e suonavano i giovani e le ragazze… Quando anche la rete fognante fu ultimata, insieme alle strade e alle piazze, “mastre” Renato premiò “Mo mi li taje” l’operaio che, secondo lui, era stato il più diligente e il più presente ai lavori di ricostruzione del paese.

Ottavio Scianitti

 

 

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