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Processione del Venerdì Santo
“Vorremmo conoscere le ragioni per cui da quattro anni a Silvi Marina centro non passa più la Processione del Venerdì Santo!” È la protesta di tantissimi cittadini che si rivolgono a noi per avere informazioni e, magari, per sollecitarci a sensibilizzare chi di dovere per quello che viene ritenuto una sorta di furto ai danni del centro “storico” della marina. Un tempo ogni parrocchia riuniva i propri parrocchiani e teneva la “sua” processione di Cristo morto. Poi, giustamente, i parroci dell’Assunta, del Cuore Immacolato (Villaggio del Fanciullo) e S. Stefano, anche su indicazione della Curia vescovile, decisero di unirsi per fare una grande comune processione che coinvolgesse le tre comunità parrocchiali. All’inizio si formavano tre cortei: due partivano dalle chiese di S. Stefano e del Cuore Immacolato e un terzo da via Taranto (che comprendeva la parrocchia dell’Assunta). Le tre formazioni si incontravano in piazza Marconi, si riunivano e andavano a concludere la processione nella grande chiesa dell’Assunta, dove a moltissime persone era offerta la possibilità di partecipare alla benedizione finale. Tutta la città partecipava e tutte le zone della città erano percorse dalla processione. Da quattro anni, non si sa come e perché, la processione del Venerdì Santo è diventata “cosa” ristretta tra le parrocchie di S. Stefano e del Villaggio del fanciullo con un percorso, peraltro breve, che si conclude nella chiesa del Villaggio, del tutto insufficiente ad accogliere la folla dei fedeli che è costretta a restare fuori!...Per qualche anno si adottò il sistema dell’alternanza: un anno il corteo partiva da S. Stefano e dal Villaggio e il successivo da Silvi Nord per concludersi, alternativamente nelle diverse chiese. Da quattro anni, come già detto, è stata fatta fuori la parte centro-nord di Silvi, senza alcun motivo né plausibile giustificazione. Giriamo la protesta ai parroci di Silvi i quali, ne siamo certi, sapranno come fare per garantire alla nostra città una processione del Venerdì Santo che consenta davvero a tutti di partecipare.

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I Pini di Aleppo del Parco Peter Pan
04 News parco(Intervento di Alberto Colazilli su FB). “Vi informo sul sopralluogo fatto da me e Giovanni Palombini ieri al Parco Peter Pan. Abbiamo anche fatto due video per spiegare la situazione. L’albero crollato aveva un evidente difetto di radice strozzante e si è rotto al colletto. C’è un altro pino d’aleppo che purtroppo abbiamo visto con un evidente sollevamento della zolla e che deve essere abbattuto. Per il terzo albero di pino abbiamo proposto il sostegno in ferro con base in calcestruzzo. Altre 3 Pinus pinea in evidente stress vegetativo e disseccamento apicale saranno eliminati. Abbiamo parlato con il Sindaco e con il geometra del Comune proponendo una soluzione immediata ed alternativa in modo da far fare bella figura alla città senza spargimento di sangue: messa a dimora di 10 alberi mediterranei di 3 metri di altezza, da subito, entro e non oltre Aprile in modo da riqualificare totalmente l’immagine del parco. Ho anche scritto una mail a Sindaco, su sua richiesta, in cui a nome del Co.N.Al.Pa. Onlus gli ho inviato i nomi di 3 specie mediterranee arboree. 5 Tamerici, 3 lecci, 2 Eleagnusangustifolia. Il parco Peter Pan ha comunque bisogno di un totale ripristino della vegetazione ornamentale. Non sono adatti alberi ornamentali classici perché il vento salino brucerebbe a lungo andare l’accrescimento. E’ chiaro che noi, insieme al Comitato Silvi-sud vigileremo sulla completa realizzazione del restauro del parco Peter Pan e se il Comune non farà quanto concordato, beh, poi si vedrà. La proposta è quella di uscire sui giornali con un bel articolo dedicato al restauro del Parco. Noi speriamo che tutto questo possa avvenire, soprattutto con l’aiuto sempre preziosissimo di Monica D’Aurelio e dei cittadini sensibili di Silvi. Noi tecnici del settore cerchiamo di fare il nostro meglio per il bene di tutti”.

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Le telline della discordia…
04 News tellineEra l’anno del colera a Napoli e dintorni (40 anni fa!...), quando con un’ordinanza fu, tout court, vietata la pesca amatoriale (a mano o con piccoli rastelli) di telline, “paparazze”, cozze e cannolicchi. Ricordo con una certa nostalgia le persone, munite di piccole buste o bottiglie, che percorrevano la “prima secca” raccogliendo una manciata di telline da usare poi per condire spaghetti e linguine o da gustare aperte, se non, addirittura, crude!.. E i cannolicchi? I giovani riuscivano a prenderne tanti da riempire i retini, oltre a quelli che mangiavano appena presi… E più se ne prendevano e più ce n’erano nei giorni e negli anni successivi!... Oggi, per l’incuranza di tutti coloro che in tutti questi lunghissimi anni avrebbero dovuto richiedere l’annullamento di quella infausta ordinanza, l’assurdo divieto non solo permane ma è diventato una sorta di caccia alla streghe da parte della Guardia Costiera, giuridicamente preposta alla tutela e alla vigilanza del rispetto delle norme in vigore, che dedica una parte del suo tempo a combattere i presunti “pescatori di frodo”, pronta a stilare verbali e ad infliggere multe salatissime a chi trova, è il caso di dirlo, con le mani nell’acqua!... Tanto per complicare ulteriormente le cose ci si è messo anche il Parco marino che ha “doppiato” il divieto già esistente… Ma la “modica quantità”, che trova tranquillamente comprensione in ben altri campi, non potrebbe essere adottata anche per le telline, le cozze, le vongole e i cannolicchi? Mi sapete spiegare che diciamo a fare che nel nostro Parco marino ci sono le migliori vongole, le telline più pulite e le cozze meno inquinate, se, poi, se ne vieta senza alcun criterio la pesca e il consumo? Sindaco Francesco Comignani, tu che quando vuoi sai come combattere una giusta causa, perché non ti fai alfiere di questa rivendicazione dei silvaroli e dei turisti?

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I rischi per chi va all’ospedale!...
04 News stradeSe, facendo i dovuti scongiuri, vi doveste sentire male tanto da avere bisogno di andare al pronto soccorso dell’ospedale di Atri rischiate seriamente, se il malore è piuttosto grave e necessita di una “corsa” in auto o in ambulanza, di arrivarci con le ossa rotte. Dopo (ma prima non è che le cose andassero meglio) la chiusura, finanziaria, delle Province la variante per Atri e gran parte del tratto successivo della strada che fa parte del Comune di Atri, sono diventati un pericolo pubblico. Chi soffre di dolori o malformazioni alla spina dorsale ne sa qualcosa: buche, anzi voragini; smottamenti; avvallamenti e manto stradale disastrato mettono a durissima prova la resistenza degli ammortizzatori delle auto e di chi ha la sventura di percorrere quella strada. Ma a chi lo diciamo? Lo Stato non è più competente; la Provincia non ha più soldi; il Comune non arriva, con le ristrettezze in cui versa, neppure a tappare le buche sul lungomare e sulla passeggiata dove bambini e anziani non accompagnati rischiano quotidianamente il collo, figuriamoci se può pensare a strade disastrate che, tra l’altro, non sono di sua competenza! Ma gli assessori e i consiglieri regionali, i deputati e senatori d’Abruzzo non ci passano mai da quelle parti?

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Silvi oggetto di studio…
È stata diffusa nei giorni scorsi la notizia che tre giovani, Stefano Libbi, Domenico Marchionne e Federica Iezzi,studenti in architettura all’Università “G. D’Annunzio” di Pescara, si sono laureati presentando, come tesi, una proposta di assetto e riassetto del territorio di Silvi Sud. Tutto sommato, è un buon segno perché significa che nel nostro territorio comunale “non tutto è compiuto”, come alcuni pessimisti sostengono, ma che ci sono ancora margini per pianificare gli interventi sia pubblici che privati dei prossimi quindici anni. Sarebbe opportuno conoscere gli esiti della loro ricerca e delle loro conclusioni ed è buona l’idea dell’assessore all’Urbanistica, Giovanni Rocchio, di farne oggetto di un prossimo incontro pubblico.

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La ciclabile per “finta” a Silvi Nord?
Una lettrice ci ha scritto chiedendoci di interessarci per conoscere quale sarà la sorte della pista ciclabile sul lungomare nord di Silvi, dall’Abruzzo Marina Hotel in poi. In effetti è passato già fin troppo tempo da quando è stata realizzata quella striscia di asfalto del tratto della “presunta” pista ciclabile, finora lasciata incompiuta. Intanto é stata chiusa, a nord e a sud, la passeggiata di piazza Nenni proprio nella parte che dà sul mare dove è stato ritagliato lo spazio destinato alla pista ciclabile. Anche lì è stata messa in opera solo una striscia di asfalto senza protezioni laterali e senza possibilità di sbocchi sul ponte di Fosso Concio dove la pista ciclabile va a cozzare contro una delle due mastodontiche colonne. Al di là del ponte le cose non vanno meglio tra curve e deviazioni imprecisate… Per l’estate si risolverà qualcosa? Giriamo la domanda agli amministratori.

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