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Parco Marino – Silvi
IL REGOLAMENTO DELLA DISCORDIA
Operatori turistici, pescasportivi e Comune (?) sul piede di guerra

Sono in molti a Silvi a chiederci che senso ha di far parte dell’Area marina Protetta Torre del Cerrano. Quali sono i benefici che ne abbiamo ottenuto con la gestione sino ad oggi portata avanti? Quali sono i presunti “miglioramenti” ambientali e quali le protezioni e l’implementazione delle peculiarità florofaunistiche attribuibili all’opera del Coges realmente visibili sul nostro territorio che prima dell’istituzione dell’Area marina protetta non c’erano e che oggi ci sarebbero? Quali sono i vantaggi concreti derivanti alla nostra città dalle quote versate in euro per mantenere in vita l’Area Marina Protetta del Cerrano?
Ho provato a dare uno sguardo veloce e superficiale a quel “mattone” del Regolamento (il topolino partorito dalla montagna dopo una gestazione di ben 7 anni!...) approvato dall’Assemblea degli Enti che ne fanno parte e reso esecutivo con la sua pubblicazione e confesso di non averne ricevuto una esaltante impressione per due motivi in particolare: 1) il Regolamento sancisce la presa di possesso assoluta del territorio interessato da parte di chi gestisce l’Area marina (Pineto) a danno della città, dell’amministrazione, degli operatori turistici e balneari e dei cittadini di Silvi; 2) l’auto attribuzione di poteri di imposizione di tasse e gabelle di vario genere e specie da parte della stessa Area marina protetta che vanno ad aggiungersi alla giungla dei tributi già imposti agli operatori turistici, agli operatori balneari e, persino, ai piccoli pescatori, quelli sportivi in particolare! Che si tratta di una sorta di “copia e incolla” del Regolamento di altra Area protetta con diverse peculiarità ambientali appare, a prima vista, chiaro. Non ci sarebbe, in verità, da meravigliarsi più di tanto del “copia e incolla” se fossimo in presenza di una presa d’atto e di adeguamento della regolamentazione dell’Area marina protetta Torre di Cerrano ad una positiva esperienza fatta da altri in altra zona dell’Italia.
Questa operazione, invece, non mi pare sia stata fatta dalla direzione dell’AMP nel nostro caso. Sicché leggendo il dedalo di articoli e articoletti che lo compongono, il più delle volte, si ha l’impressione che non si stia parlando della nostra Area protetta… Hanno un fondamento, allora, le osservazioni fatte dai rappresentanti dei balneatori (20) il 14 febbraio ai rappresentanti della giunta comunale di Silvi.
Come é possibile, infatti, copiare e imporre un Regolamento che condiziona in maniera quasi globale qualsiasi attività e qualsiasi movimento nel territorio inserito all’interno dell’Area protetta senza consultare le categorie interessate, gli operatori culturali, i tecnici e tutti i cittadini o di non tenere conto delle loro osservazioni? Si é trattato, certamente di una svista o, forse, di una sveltina attuata senza destare sospetti in chi avrebbe potuto e dovuto bloccare l’infausta operazione di castrazione di Silvi e delle sue prospettive non solo turistiche.
Lo Stato, persino questo attuale Stato, non ha dimenticato che la nostra Costituzione attribuisce in larga parte la gestione del territorio agli Enti locali (Comune, Regione ed ex Province) i quali, a loro volta, non possono decidere, in una materia così importante che interessa l’intero tessuto socio-culturale-economico di un territorio, senza far conoscere prima nei minimi particolari (pro e contro) ai cittadini a cosa vanno incontro e, poi, acquisirne un parere il più ampio possibile attraverso le forme democratiche di consultazione. Qui si é in presenza di una violenza (“involontaria” quanto volete) bella e buona: con il pretesto di difendere (ma quando mai é stato “offeso” prima d’ora?) il fratino o i vermicelli che strisciano tra gli umidi aghi di pino che formano l’essenza del sottobosco delle nostre pinete, si costringono i cittadini a sacrifici e a rinunce ben più gravi e pesanti!...“Siamo in seria difficoltà - hanno dichiarato gli operatori balneari nel corso dell’incontro con sindaco e giunta - e in posizione di grave disparità di trattamento rispetto ai nostri colleghi che hanno avuto la fortuna di non essere inseriti nelle zone “calde” del Parco marino. A noi sono stati posti lacci e lacciuoli, divieti, vincoli e, persino, gabelle, agli altri è concesso, giustamente, di continuare ad esercitare e a migliorare e ampliare i servizi destinati ai propri clienti. A tutt’oggi, dopo 7 anni dall’istituzione del Parco Marino del Cerrano, non possiamo che smentire categoricamente le affermazioni pubblicate in giro circa presunti benefici che ci sarebbero derivati dall’essere inseriti in zona parco (basta semplicemente verificare le solo presenze turistiche degli ultimi anni nelle nostre strutture balneari). All’Amministrazione - dicono i balneatori che si ritengono penalizzati - chiediamo di pretendere la revisione della riperimetrazione del parco tornando allo spirito progettuale iniziale cioè che sia veramente un parco marino che oltre alla parte di mare comprenda solo la zona terrestre adiacente alla torre del Cerrano escludendo tutte le concessioni balneari”.
Non riteniamo che si stia chiedendo la luna. Anzi pensiamo che l’Amministrazione comunale di Silvi si dovrebbe dar da fare per svincolarsi essa stessa dai tentacoli dell’AMP per tornare a governare il territorio com’è suo sacrosanto diritto derivatogli dal voto popolare e non da un qualsiasi CoGes che, una volta entrato in cabina di regia, pretende di imporre le proprie, talora incomprensibili e inaccettabili, scelte.
Ma vi sembra giusto e logico che il Comune di Silvi non possa decidere dove far passare la pista ciclabile all’interno del suo territorio? E se proprio a causa di questa sorta di “arroganza” del Parco marino si perderanno i finanziamenti per realizzarla, chi ne pagherà le conseguenze e i danni? I silvaroli, questo è certo, non staranno lì a guardare senza pretendere giustizia...

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