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L angoloChe dire? Come cominciare questo articolo di fine anno 2016? Certamente un “Annus Horribilis” come ha esordito in un suo libro Giorgio Bocca sia per me che ho perso mio marito 2 mesi orsono nella ricorrenza del giorno di natale, quindi il 25, sia per la maggior parte della gente ossessionata dalla mancanza di lavoro e dalla mancanza di sicurezza.
Si, perché sappiamo tutti di vivere in momenti tenebrosi, quasi medievali, in attesa di un nuovo rinascimento. Non si può accendere la televisione senza ascoltare necrologi di gente comune e non senza meravigliarsi delle ondate di violenze ad ogni costo e senza meravigliarsi dell’intolleranza verso gli italiani bisognosi d’aiuto a favore invece degli emigranti che approfittando dell’eco di solidarietà propagandata dai benpensanti, direi falsi, s’imbarcano sui barconi, casomai anche delinquenti misti a persone indigenti. Chi sono io per predicare da tanti anni, in questo giornale, le contrarietà del nostro Stato?
E pure io sono uno, nessuno e centomila come un dramma di Pirandello il quale pur non vivendo in questa epoca, già notava lo squilibrio sociale del suo tempo sostenendo che i pazzi non stanno nei manicomi ma fuori. Speriamo che i nostri statisti aprano gli occhi e le orecchie per vedere ed ascoltare le tante voci che si ergono da ogni angolo delle nostre vie, affollate di persone una volta di ceto medio, oggi costretti a mendicare un pasto caldo alle diverse comunità di volontari.
Come cantava Lucio Dalla: “l’anno che verrà” dobbiamo sperare che sia sempre migliore anche perché il precedente è stato bisestile e come dice il proverbio “anno bisesto anno funesto”. Comunque Buon Anno a tutti da una che crede ancora nell’uomo nonostante le sue deviazioni morali.

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