Di solito iniziamo i nostri articoli stagionali scrivendo: siamo alla fine dell’estate ed io riporto alcuni versi di D’Annunzio, “Settembre, andiamo è tempo di migrare... ed io aggiungo: “Ah se potessimo emigrare come pecore dai monti perché noi pecore siamo”. Tutti pecore di ogni razza e ceto sociale se ancora non abbiamo il coraggio di ribellarci ai soprusi di ogni genere: politici, sociali, individuali, economici ecc… Se lo facciamo siamo penalizzati contro i benpensanti ipocriti e falsi faccendieri delle faccende degli altri per curiosità, per pettegolezzo, per maldicenze, per diffidenza, per sopraffazione. “Andiamo è tempo di migrare”… ma per dove? Fuori Italia. Io direi, addirittura, fuori la terra se fosse possibile, su un altro pianeta se ci sono caso mai altri esseri più umani della nostra umanità. Troppe volte ho espresso questi miei disappunti, ma ora che sto attraversando un momento terribile, come ho già accennato nel mio precedente articolo, sento il bisogno di farmi ancora leggere da voi per sentirvi vicino a me. In un attimo la vita cambia gli eventi e ci cambia, noi povere pedine di una scacchiera gestita da un alto vertice, da cui usciamo né vincitori né vinti. Io sono molto stanca di giocare e mi arrendo al destino avverso in questa terribile estate appena trascorsa. C’è un libro di Cesare Pavese intitolato “La bella estate che mi sovviene”. Per lui non fu una bella estate perché fu vinto dalle Turpitudini sociali e si suicidò. Può far intimorire questo rivangare ma è molto difficile lottare senza vedere una via d’uscita se non nella preghiera che ci dà la forza di non essere vili per non farci vincere dalle avversità. Diceva madre Teresa di Calcutta: “La vita è una lotta, vivila, la vita è una croce, abbracciala, la vista è una sfida, affrontala!...”.