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Categoria: La parola ai lettori
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Due giorni prima di lasciarci, Roberto mi inviò questo articolo invitandomi a pubblicarlo su “Silvi 15”…

Per chi li ama e chi li odia

SEMPRE NEL CUORE DELLA NOSTRA VITA

Sosteneva il grande filosofo ateniese Socrate che il male si compie per ignoranza, cioè solo se non si conosce il bene. Un affermazione a dir poco temeraria, ma che si adatta perfettamente al rapporto inter-specifico tra l’essere umano e il suo più fedele amico a quatto zampe, un essere vivente straordinario, difficile da odiare se per un qualsiasi motivo entra a far parte della tua vita. Fino a grosso modo gli anni novanta, a Silvi come nel resto d’Italia i cani vaganti venivano accalappiati e messi nelle camere a gas senza pietà, se nessuno ne avesse reclamato la proprietà entro una settimana. Poi le leggi si sono pian piano evolute nel senso della civiltà e una giovane silvarola coraggiosa, Marina Spitilli, prese in mano la bandiera della difesa dei diritti di queste anime innocenti, seguita da Carmela Aquilini, attuale presidente dell’associazione che gestisce il rifugio comunale, e dal futuro angelo del fango Sonja Ronca. Allora l’amministrazione Di Febo mise a disposizione l’ex-mattatoio sull’argine del Cerrano, spazzato via giusto quattro anni fa dall’ennesima alluvione. I quaranta animali salvati dalla volontaria Sonja a rischio della propria incolumità, furono trasferiti nella nuova struttura in collina, forse il posto più decentrato e disagiato dell’intero territorio comunale, di certo non il più favorevole per le adozioni, la cui gestione e manutenzione è tuttora affidata al buon cuore degli ammirevoli volontari animalisti. La nuova amministrazione Comignani poco dopo il suo insediamento per la prima volta ha finalmente riconosciuto il problema della tutela animale, delegandolo alla consigliera Simona Colatriano, che a sua volta ha insediato la consulta degli amici a quattro zampe, composta da esperti, autorità e rappresentanti delle associazioni zoofile presenti sul territorio. Quest’ultimo sfortunato organismo finora si è occupato della possibilità di accesso degli animali in spiaggia quando la bella stagione stava già finendo e dell’area di sgambamento in Piazza dei Pini, poco prima che vicino alla fine giungesse la piazza stessa insieme ai pini. Per quanto riguarda l’accesso in spiaggia peraltro quest’anno il problema è risolto a monte dalla nuova legge regionale che prevede la richiesta di divieto da parte del singolo concessionario entro il 30 marzo di ogni anno, quindi ci sarà accesso libero ma regolamentato per tutti gli stabilimenti che non lo hanno fatto o non espongono i cartelli di divieto. Nel frattempo si vanno organizzando divertenti giornate di lotta dura senza paura contro i rifiuti prodotti e lasciati in giro dagli apparati digerenti dei nostri amici, dimostrando ancora una volta che il vero amico si vede solo nel momento del bisogno. Al momento sul fronte della tutela animale si registra invece un periodo di inerzia, forse un momento di riflessione, ma le proposte rimaste in campo sono ancora tante, dall’organizzazione di un punto di prima accoglienza e soccorso alla predisposizione di un’ampia zona franca dove farli correre e giocare, dall’istituzione di un garante per il benessere animale come nella vicina Giulianova a un’area cimiteriale per gli animali, dall’incentivazione del loro ingresso nelle strutture turistiche fino all’approvazione di uno statuto organico che definisca una volta per tutte i loro diritti e i doveri dei proprietari. A mio avviso, nonostante il fenomeno del randagismo sia stato sconfitto nei suoi aspetti più vistosi, l’obiettivo prioritario da realizzare sarebbe proprio il punto di emergenza e di primo soccorso, insieme a una seria campagna di sterilizzazione, perché oltre ai frequenti incidenti si registrano ancora casi sporadici di abbandono e di maltrattamento, e persino casi di avvelenamento, nonché di ritrovamento di cucciolate indesiderate, destinate a morte certa se catturate dai furgoni imbottiti di virus della ASL. Tutte eventualità improvvise e imprevedibili che spesso creano equivoci e fenomeni di stress e malumore all’interno dei gruppi di volontariato che devono affrontarle allo sbando, senza un minimo di organizzazione o una traccia di coordinamento. Tra l’altro basterebbero solo un pezzo di terra  adeguato, un recinto anche minuscolo, un allaccio di luce e acqua, oltre a un paio di box in legno che giacciono da anni inutilizzati all’esterno del deposito comunale e magari una bacheca dove affiggere gli avvisi di adozione. 

Roberto Costantini