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L’asino di “Scarazze”
Nel 1944 l’Italia era ancora in guerra. Molti giovani silvaroli si trovavano lontano dal paese a combattere sui campi di battaglia, o a bordo di navi da guerra e sommergibili. Altri erano prigionieri… Le mamme, in particolare, vivevano con trepidazione ogni giorno in attesa di notizie… Quelle brutte le annunciavano i carabinieri che salivano al paese per comunicare ai familiari la morte di un loro congiunto. Ricordo una gelida mattina invernale e nonna Lucia aveva acceso da poco il fuoco nel camino, quando sentimmo bussare alla porta. Andai ad aprire.
“Cicelle”
Era un po’ di mesi che meditavo di fare un salto a Silvi. La nostalgia per il paese lontano e per i parenti ed amici che non vedevo e non sentivo da tempo (non c’era ancora, purtroppo, Face book!...) era diventata una sorta di ossessione. Decisi che sarei tornato a settembre, il mese che io preferivo perché la campagna in quel periodo era ricca di colori e di profumi. Mio padre che conosceva la mia grande sete di sapere la storia e i personaggi di Silvi Paese, mi disse che l’uomo che faceva per me era un tale soprannominato “Cicelle”, suo vecchio cliente.
Ricordi silvaroli
“DOPO LA TEMPESTA TORNA IL SOLE!...”
Bruno l’ho conosciuto sul treno che ci portava la mattina presto a scuola a Pescara. Era un ragazzo che abitava con la famiglia a Silvi Marina, riflessivo, taciturno e poco incline al dialogo. Era l’esatto contrario di me, silvarolo del Paese, che, come si dice, non sputavo mai, mi piaceva parlare, sapere e conoscere gli altri e le loro faccende.
Le torri antiche di Silvi
A Silvi non si ha memoria, né vi sono resti, di castelli. Però in paese c’erano ben cinque torri di avvistamento che servivano anche da protezione contro gli invasori. Io sono riuscito a visitarne solo due. La prima si trovava dove oggi c’è il ristorante “Vecchia Silvi” ed era la residenza della famiglia del marchese De Torres, abitata ai miei tempi dalla sua erede, la signora Concettina. Attaccata alla torre c’era una casa dove abitava “Papucchie” il macellaio. I vecchi raccontavano che lì una volta vivevano tutti i dipendenti della famiglia De Torres.