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ricordi silvaroli

Antonio Perazzitti: un falegname con i fiocchi.

Antonio era figlio di Leone Perazzittti, apprezzato suonatore di bombardino che, per la sua bravura era conteso da diversi corpi bandistici, sicché andava spesso in giro a suonare. Leone possedeva anche una rivendita di sale e tabacchi e una bella sala da gioco dove si svolgevano accanite “passatelle” domenicali tra i pescatori. Era fratello del maestro Francesco Perazzitti e di mia nonna Laura. Qualche mese prima di partire mia madre mi mandò da  Antonio a Silvi Marina dove aveva la sua avviata falegnameria, ma non perché io imparassi l’arte ma perché fossi “avviato” alla vita, ai problemi connessi con la realtà diversa da quella del piccolo paese dove ero vissuto fino ad allora.

ricordi silvaroli

 

‘Zì Funzette, lu stampatore

In una delle notti che ho trascorso in vacanza a Silvi Paese nella cantina di “zì Vintiglie”, tra un bicchiere e l’altro, il mio amico “Potociò”, un vecchio lupo di mare parente dei Pacchione, mi raccontò una bella e commovente storia di una coppia di silvaroli acquisiti.

Era appena finita la S. Messa della Notte di Natale di tantissimi anni fa. In poche ore aveva fatto tanta di quella neve che per aprire il portone principale della Chiesa dovettero impegnarsi gli uomini più forzuti del paese con l’aiuto di una pala!  Una volta usciti li aspettava una sorpresa. Proprio dinanzi alla porta della Chiesa c’era un carretto fermo, attaccato a due muli. Sul carretto, stretti l’uno all’altra c’era una coppia di giovani che si stringevano per ripararsi dal freddo. I paesani non ci pensarono due volte. Fecero scendere i due giovani e li coprirono con alcune coperte. A quell’ora era difficile trovargli una sistemazione.

ricordi silvaroli

“Mastre Renate”

Era l’estate del 1944. La guerra, ormai era finita, almeno dalle nostre parti.  Gino Terra, che insieme ad alcuni altri “compagni” aveva rappresentato a Silvi la Resistenza, a giugno fu nominato commissario straordinario del Comune  e, poi, sindaco. Le cannonate che arrivavano dal mare erano, ormai un ricordo, ma i problemi che avevano creato al paese restavano. Tornarono a suonare le campane e don Angelo svolgeva regolarmente le funzioni religiose. Silvi era “rossa”: la grande maggioranza dei suoi abitanti erano comunisti o socialisti. Ma era gente buona, solidale e, perfino, cristiana. La canzone più…gettonata era “Bandiera rossa”.

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La formula 1 al “Circuito di Pescara”

05 L FagioliErano i primi giorni del mese di agosto del 1950: Come ogni inizio mese, i commercianti e gli artigiani del paese si recavano a Pescara per rifornirsi dai grossisti. Si scendeva a piedi verso la marina per prendere il treno accompagnati dall’incessante gracidare delle innumerevoli cicale. Quella volta durante tutto il tragitto, a piedi e sul treno, non si parlava d’altro: la corsa della formula 1 che sarebbe partita la domenica.

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Il Club Castrum Silvi

Silvi ha avuto una grande scuola di “maestri muratori” che derivava soprattutto dalle imprese artigiane dei Pacchione, dei Cichella (“Carpacice”) e dei Ciferni (Giosué). Quando ci fu la possibilità di emigrare in America (Stati Uniti e Canada) furono tanti i muratori di Silvi che scelsero di “andare a fare fortuna” al di là dell’oceano. Tra di loro c’erano i fratelli Vallescura Gino e Biagio, con i loro figli, che ben presto divennero una delle imprese edili più importanti di Toronto. Gino, il più giovane, parlava solo silvarolo, per il resto, comunque, si faceva capire con la mimica e con i gesti delle mani. Intanto i silvaroli presenti a Toronto aumentavano di giorno in giorno.

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“Manuelle e Calarice”

Era una coppia che viveva in uno dei viottoli situati ai lati di Corso Umberto 1°. Lui faceva il ciabattino dei poveri. Non aveva mai commesse importanti. Forse non ha mai fatto neppure un paio di scarpe nuove. I suoi clienti erano solo i contadini del circondario che gli portavano le loro vecchie scarpe per farle risuolare… Il loro mangiare consisteva soprattutto nei cardi selvatici e nelle lumache che si trovavano abbondanti sotto le mura del paese cotti con un goccio d’olio e uno spicchio d’aglio… Eppure, a chi chiedeva loro “come va la vita?”, rispondevano sempre con grande serenità “sa fa’ ‘Ddije” (Dio provvede)! 

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