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editoriale

Chiusa la pratica anno 2015, se n’é aperta un’altra, quella del 2016. Fugit irreparabile tempus!... E si, il tempo passa velocemente portandosi dietro gioie e dolori, fatiche, tormenti, delusioni, speranze, successi e, soprattutto, anni della nostra vita che sembravano “decisivi” per il nostro futuro. Sembravano o erano? Io penso che il primo verbo sia quello più calzante con la nostra realtà, la nostra vita e il nostro divenire. Nulla di umano è definitivo e tutto può concorrere a modificare concretamente solo hic et nunc (ora e qui) il nostro sentire il mondo e le cose che lo compongono e, in qualche misura, contribuire ad affrontare meglio quello che verrà in seguito. In una frase si potrebbe sintetizzare questo che sembra un discorso sconclusionato e oscuro: l’uomo è per sua natura “limitato” sicché anche il suo pensiero, le sue azioni e la sua vicenda terrena non possono avere il carattere dell’immutabilità ma tutto può modificarsi in meglio o in peggio. Questa consapevolezza, però, non può e non deve scoraggiare o limitare le nostre azioni e le nostre aspirazioni, ma deve darci il giusto input e la giusta voglia di fare per migliorare le nostre condizioni di vita e, possibilmente, anche quelle degli altri. Questa non è, come direbbe l’amico Pietro Barabaschi, una “predichessa”. Tutt’altro. Tutti noi, semplici cittadini e pubblici amministratori, ci accapigliamo su ogni problema che si pone lungo il nostro cammino e, non ripensando che siamo per nostra natura “limitati”, prima crediamo di essere i soli depositari della verità e, poi, facciamo carte false per averla vinta sugli altri, anche quando ci accorgiamo che, probabilmente, qualcosa non quadra nei nostri ragionamenti. E, mentre sul terreno scorrono fiumi di… sangue, al di là delle nostre furiose battaglie, facciamo poco o nulla per migliorare la nostra città e dare una risposta alle aspettative dei cittadini. Un esempio di gande attualità? La Variante al PRG dove l’unica frase calzante potrebbe essere quella del Sommo poeta: “diverse lingue…orribil favelle!”. Se ciascuna delle diverse lingue e delle conseguenti orribili favelle dovessero essere ritenute “immutabili”, come se possedessero il crisma della perfezione e dell’infinito, non si raggiungerà mai quella che in filosofia viene chiamata la “sintesi logica”, ovvero la soluzione più razionale, meno dannosa per tutti o più accettabile dalla maggior parte dei cittadini. Soluzione che può derivare esclusivamente dalla formulazione di un giudizio finale sfrondato dai pregiudizi, dai sofismi, dall’egoismo individuale e dagli interessi particolari di pochi rispetto agli interessi generali della collettività.

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