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ricordi silvaroli

 

1944: il Natale del tenore Di Stefano a Silvi!...

12 ricordi silvLa domenica prima del Natale del 1944, in piena guerra, di colpo non si sentirono più spari, né il rombo degli aerei americani che venivano a bombardare sicché anche le contraerei posizionate dai tedeschi giù sotto al cimitero tacevano… I reduci della prima guerra mondiale del 1915/1918 dissero che la guerra non era finita: si trattata solo di una piccola tregua. Giusto il tempo per trascorrere in santa pace il S. Natale.

Tornammo a girare tranquillamente per le strade e ad affacciarci dalla loggia a guardare il mare. “Currinnd”, mentre fumava il suo sigaro fatto in casa con foglie di spadone che egli stesso coltivava nel suo giardino, vide un bel giovane, ben vestito. Portava un papillon ed aveva una valigetta in mano. Per un po’ ascoltò i discorsi che facevamo tra di noi, poi si avvicinò a “Currind” e gli chiese dove avrebbe potuto acquistare un toscano. “Ecchetele, pijetele” gli rispose offrendogliene uno dei suoi. Una signora si offrì di ospitarlo per la notte a casa sua. Il giovane ringraziò ma, disse, “dormirò sotto qualche ponte sulla paglia perché devo essere pronto a fuggire, Se la paglia è stata un buon giaciglio per Gesù lo sarà anche per me!”. Don Angelo, che era anche lui lì con noi, lo invitò per la colazione nella canonica la mattina successiva. Quando il giovane andò in parrocchia don Angelo aveva già munto la sua capretta e aveva preparato la colazione. Mentre mangiavano, don Angelo propose al giovane di restare ancora a Silvi almeno per le feste di Natale così avrebbe aiutato “mastr’Antonie” (Di Giovanni) a fare il presepe. Il giovane accettò e ben presto si integrò nella società silvarola che girava attorno alla Chiesa: canticchiava con le ragazze i canti che avrebbero cantato la Notte santa. Venne la notte di Natale. La Chiesa era gremita con gli anziani ai loro posti fissi e intoccabili. Fuori i camini fumavano per tenere calda la casa al rientro dalla Chiesa, mentre nei vicoli si era già diffuso il profumo delle pietanze in preparazione per il giorno di Natale. “Zì Vintiglie”, com’era tradizione intonò la “pasturelle” il canto e a lui si unirono tutti i fedeli presenti. Alla fine si alzò quel giovane sconosciuto e, tra lo stupore dei presenti, iniziò a cantare con voce soave e squillante l’Ave Maria di Gounod accompagnando con i gesti delle mani la grande emozione che sentiva dentro di se… Fummo presi da una tale commozione che venne a tutti da piangere per la grandissima emozione che suscitò in noi quella voce così melodiosa, quella interpretazione che veniva dal suo cuore… Al momento della comunione cantò un altro canto bellissimo “PanisAngelicus” di Cesar Frank. Tutti noi, don Angelo a capo di tutti, alla fine del canto gli tributammo un lungo e forte applauso!... Egli, proprio durante il nostro applauso, prese la sua valigetta e scomparve nella notte e non si vide più in paese. I maligni dissero che si trattava, forse, di una spia, altri , invece, pensarono che era un giovane cantante che stava andando a Milano per diplomarsi in canto al Conservatorio… Passarono degli anni. Ero emigrato già da tempo in Canada e stavo tornando in Italia con una delle più belle navi della compagnia americana “SS Constitution”. Una sera fui invitato, insieme agli altri passeggeri, ad una cena con il capitano: c’erano diversi personaggi, tra ballerini, musicisti, attori e cantanti. La nave era ancorata nella rada di Gibilterra e l’oceano era così calmo da sembrare una laguna dall’acqua talmente chiara che si vedeva il fondo! La cena fu preparata e servita sul grande ponte. Mentre le pietanze ci venivano servite da personale in grande uniforme, sul palchetto centrale, accompagnati da una buona orchestrina, si susseguirono i vari cantanti mentre noi ballavamo tutt’intorno (io ebbi la “fortuna” di fare un ballo con “Miss Italia”, Rossana Galli, che 1956 aveva partecipato al concorso internazionale di Miss Universo classificandosi quinta!). Ad un certo punto della serata si mise al piano un anziano maestro che invitò il famoso tenore Giuseppe Di Stefano a cantare la notissima romanza della Tosca “…E lucean le stelle”. Al termine non vi dico gli applausi: oggi diremmo una “standind ovation”. Finito di cantare si accese un sigaro e si fece versare nel suo bicchiere del cognac. Ebbi un fremito: quello lì, dissi tra me, io lo conosco. Quella faccia non mi era del tutto nuova, soprattutto quella voce chiara e squillante mi ricordavano in modo inconfondibile la splendida Notte di Natale del 1944 al mio paese. Non c’era dubbio: era lui, il giovane che era venuto con la sua valigetta e il suo papillon a Silvi e ci aveva commosso con i suoi canti!.. Il giovane Giuseppe Di Stefano era stato, sia pure di sfuggita, a Silvi. Non riuscii a dirgli nulla, anche se ebbi la tentazione di chiedergli se quel sigaro che stava fumando era più buono di quello che gli diede “Currindò”!... La conferma che si trattava proprio di lui la ebbi successivamente a casa di Betti Orsatti a Toronto dove Di Stefano era ospite a cena insieme a me a  mia moglie. Quella sera, infatti, parlammo della sua breve sosta a Silvi, che lui disse di non aver mai dimenticato per la bella e fraterna accoglienza ricevuta dai silvaroli.

 

(Per inciso, Betti Orsatti era un ottimo soprano venuta su con tanto sacrificio e sudore. Era la figlia del fratello di Francesco Orsatti (“lu lanare” che aveva una ferramenta a Silvi, oggi tenuta dal figlio Attilio Orsatti, proprio di fronte la Chiesa dell’Assunta). La sua è una storia incredibile e straordinaria. Il padre era emigrato giovanissimo in Canada e la mamma morì quando lei era ancora una bambina. Andava insieme a suo padre (“luhallinare”) con un carretto per le vie di Toronto e cantava sempre con la sua voce dolce aggraziata come quella di un usignolo. Un distinto signore, udendola, propose al padre di portarla con se in Italia per farle studiare canto. “Lu hallinare” non gli diede ascolto. Ma la passione e il talento di Betti, alla fine, ebbero, la meglio: si iscrisse al Conservatorio di Toronto e si diplomò in canto facendo tantissimi sacrifici. Col crescere divenne anche una splendida donna e, persino, attrice (ha lavorato anche nel celebre film “Moon Stroke”. Con Di Stefano aveva una bella amicizia proprio perché il tenore apprezzava molto la sua voce e, probabilmente, non solo quella…).

Colgo l’occasione per fare gli Auguri a tutti i lettori di Silvi 15, in particolari ai tanti che mi scrivono perché apprezzano i miei “Ricordi silvaroli”, sia a quelli di Silvi che ai tanti che si trovano lontano dal paese.

Ottavio Scianitti

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