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E alla fine fu pace. Tra persone per bene è inevitabile, un avvenimento indispensabile per tenere alta l’intelligenza ma anche per non dimenticare la fragilità umana nello gestire i propri sentimenti e le proprie emozioni. Parlo di Luigi Colantonio, con il quale mi sono accapigliato innumerevoli volte per una serie infinita di incomprensioni fino a sfociare in alterchi in cui il risentimento ha silenziosamente sottratto spazio alla ragione e al buon senso, facendo proferire termini che sicuramente Luigi non merita per quello che ha fatto e va facendo, come è successo nell’articolo del 12 luglio scorso.
Forse non tutti sanno che la mia storia con lui è lunga 20 anni e che ci sono stati momenti di massima stima professionale e soprattutto personale.  Mi ritrovai suo cliente per caso nel suo studio da commercialista e lì mi resi conto che avevamo comune intendere anche sul piano sociale, così appoggiammo insieme iniziative politiche ed editoriali che poi avrebbero avuto sviluppi considerevoli per il Paese. Come già ricordato nel numero precedente, raccogliemmo l’idea di Roberto Costantini di un giornale locale e facemmo nascere Silvi Da Leggere, ma come succede spesso fiorirono subito divergenze che l’inesperienza non ne permette la gestione e il superamento. Successivamente, uscì Silvi15 e la mia presenza in esso fece sì che i due giornali apparvero subito dirimpettai dispettosi e poco inclini alla comprensione reciproca, con articoli che sono rimbalzati dall’uno all’altro pizzicandosi a vicenda, nonostante Franco Costantini si sforzava in tutti i modi di sfrondare, di tagliare i miei impetuosi Periscopi. E fin qui tutto bene, perché non a caso la competizione ha premiato tutti e due i giornali, alimentandone la lettura e la motivazione a scrivere. Ma come accennato all’inizio, la gestione emotiva delle proprie azioni può aprire delle falle sul piano della correttezza e dell’etica e devo ammettere che su questo sono stato più esposto di Luigi, così tutto ad un certo punto sembra degenerare e diventare irrecuperabile. Già sembra, perché è proprio in questi momenti che spuntano i valori veri, quelli capaci di abbattere barriere apparentemente insuperabili e che danno la vera forza di proseguire costruttivamente, ancor più maturi e consci di una vita che va, sempre, comunque, con il recupero di una stima di fondo effettivamente mai soppressa. Mi è liberatorio chiedere scusa a Luigi, tanto più ritenendolo offeso, lo farei con chiunque, ancor più con lui compagno di viaggio dall’itinerario travagliato ma motivato da nobili e comuni obiettivi culturali e sociali.
Sono convinto che quello che abbiamo prodotto negli ultimi dieci anni rimarrà nella storia del Paese, forse abbiamo preteso troppo e questo, si sa, è una debolezza umana…perdonabile, se ammessa con saggia umiltà. 

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