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periscopioVia Pascoli, alberi tagliati alla base, dall’oggi al domani, senza nessun preavviso…Erano malati, quindi pericolosi: giustificata una decisione che quantomeno rimanda ad un concetto violento circa un intervento in ambito sociale? Un albero più cresce e più si fa monumento ovunque, ancor più all’interno di una via, di un Paese. Insieme ad altri alberi poi, connotano la struttura ambientale e affettiva di una società che non sa rinunciare ad un verde che dona aria, fresco, profumo, ricordo ancestrale di una presenza indispensabile. Un viale alberato quindi è vita e sotto di esso inconsapevoli abitanti intrecciano avvenimenti, sentimenti, gioie che prorompono tutti insieme quando per qualche ragione sparisce, sterminato da motoseghe impietose mosse da decisioni affrettate e prive di rispetto sociale. Insomma, quegli alberi decimati in via Pascoli erano malati e non c’è motivo per non crederci, ma per rendere tutto ineludibile e accettabile occorre molto più del taglio necessario. Quindi malati, da quando? Pare che la decisione della loro eliminazione risalga a tre anni fa: se erano pericolosi o pericolanti si doveva intervenire prima, perché attendere tre anni? Forse non erano pericolosi, bene allora si è avuto tutto il tempo necessario per una cura estrema o meglio per un meditato taglio per cui all’eliminazione graduale e mirata sarebbe seguita una immediata sostituzione con giovani esemplari, cosa che avrebbe posto rimedio e a tutto. Invece no, si attende che gli alberi diventino decrepiti e poi l’accorgersi delle responsabilità giuridiche incombenti, che giustificano ma non coniugano felicemente urgenza e impatto sulla società. Una buona Amministrazione è attenta ai risvolti sociali che implicano certe decisioni estreme, proprio per evitare il trauma nei Cittadini che poi si fanno “fastidiosi” se reagiscono con sdegno. Mi vengono in mente gli “inutili” Fortini, i nostri pini secolari e crollanti ad ogni tramontana…se il metodo rimane questo, non ci sarà spazio per la comprensione e per il successo amministrativo, che rivelerà tutta la sua fragilità decisionale. Ora rimane l’attesa, lunga, stressante e forse incessante che gli alberi di Via Pascoli vengano rimpiazzati, che i resti dei Fortini tritati e ammucchiati sulla riva da mesi vengano asportati dalla battigia, che il nostro lungomare alberato non sia sacrificato sull’altare di una pista ciclabile che avanza insidiosa…(pdf)

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