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periscopioL’argomento è inevitabile, dal momento che Silvi si ritrova assurdamente e gravemente minacciata nel suo ambiente. Era cominciata come un inciampo burocratico, all’italiana maniera, in cui le responsabilità civili e penali rimbalzano tra gli uffici dell’Amministrazione dello Stato senza identificarne una capace di accollarsene le conseguenze. Così, un Magistrato ha rovesciato il tavolo delle incongruenze e delle incertezze e ha semplicemente applicato la Legge… paralizzando il traffico di Silvi, anzi mortificandolo dal momento che la trista situazione non è più vivibile. L’unica che si è fatta strada è la notizia uscendo da Silvi passando per i caselli di una iniziale e forzata indifferenza di chi cerca di mettere convenienti pezze qua e là, poi dall’Abruzzo e probabilmente uscirà pure dall’Italia dal momento che il problema rimanda a cause accumulatesi in almeno trent’anni di estrema leggerezza nell’organizzare una politica che sappia guardare al futuro prevenendo con manutenzioni delle opere pubbliche che non si limitino ad interventi posticci e tampone. La colpa assoluta quindi è da ascrivere alla politica italiana, ovviamente complice il popolo che oggi starnazza. A rimetterci è un ambiente vilipeso fino a rasentare la totale distruzione, se non si cambia registro con la velocità della luce. Impossibile? Purtroppo crescono sempre più scienziati e ben pensanti che ne sono convinti. Tornando a bomba: non è l’autostrada silvarola quella compromessa, ma quella italiana. Stiamo assistendo semplicemente a un effetto domino dopo il ponte Morandi di Genova… La disgrazia risveglia l’Italia che sonnecchia da decenni su un determinato argomento, si guarda attorno attonita e nota il colabrodo delle opere pubbliche che lascia scorrere (sotto i ponti) imperfezioni sempre più gravi e allarmanti. Adesso tutti a pensare all’intervento che aggiusti il presente, a mediare soluzioni in cui tutti devono ingoiare il rospo di turno. Quindi i Tir torneranno sull’autostrada ma a velocità ridotte, distanziandosi…Silvi salva? Per niente affatto, ormai l’autostrada è “minata” e da un momento all’altro torna il terrore, magari in piena stagione estiva. Ma al peggio si sa, non c’è mai fine: ci aspetta l’erosione marina che si cerca di arginare ingenuamente con interventi locali, sebbene sia un problema planetario. Ci aspetta l’inquinamento di un mare che va desertificandosi nella sua flora e nella sua fauna. Lacrime e sangue? Ma no, vedrete si aggiusterà tutto…e niente! (pdf)