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periscopioIl nostro Paese sta chiudendo questo tribolato anno con fatti e situazioni tanto insoliti quanto inquietanti: incendiari, violenti e ladri in azione continua e programmata… Come a compimento di un degrado conclamato a danno di un ambiente naturale e sociale, che sembra prendere una piega quasi irreversibile, maligna. Un’aria che sicuramente non piace, a cui parte della popolazione rischia di assuefarsi abbandonandosi ad una liberatrice rassegnazione. La politica risponde con le promesse quando va bene e con la strafottenza quando va male. I residenti molte volte reagiscono alzando le spalle, altre con rabbiosa costernazione, altre ancora proponendo instancabilmente soluzioni e rimedi come mai si era registrato in passato: ecco in queste ultime, il risvolto positivo che rimanda al detto che non tutti i mali vengono solo per nuocere. Esiste una Cittadinanza che non ci sta, che non molla, che collabora e che per la prima volta nella storia del Paese emerge irresistibilmente, prorompendo dalle case e persino dalle piazze reali con il mezzo ormai dilagante della comunicazione virtuale, ovvero dei social. Il mondo politico e giornalistico attento e lungimirante se ne è accorto da un pezzo e si è immediatamente adattato al nuovo mezzo come intelligenza comanda, amplificando a dismisura la comunicazione di massa non più unidirezionale, ma anche di ritorno da una utenza che è cresciuta e continua a crescere a dismisura. Il bello e interessante di questa originale e direi epocale “discussione della notizia” è che si autogestisce e si autoregolamenta ovvero si detta un modus operandi dipendente dall’etica di un contesto sociale ben definito. Insomma viene fuori uno spaccato della società che vuole esserci, ma anche dettare le regole che nella maggioranza prevalgono. Succede, che una stessa notizia viene discussa e rilanciata in modi diversi e a volte con effetti opposti: la sfumatura che bisogna cogliere è la forza mediatica che prevale e che codifica il grado intellettivo, politico, ma anche sportivo e ameno di una popolazione. Così grazie ai social, anche a Silvi scatta il tam tam ogni qualvolta che nel Paese si avverte una emergenza di natura ambientale, collettiva, malavitosa. Non solo, ma si fa avanti un senso critico sempre più incidente verso la politica locale e le scelte amministrative: sarà per questo che i politicanti locali storcono il naso se sono chiamati ad intervenire, a rispondere, ma se non lo fanno peggiorano il quadro lasciando intendere una fuga imbarazzante. Eppure, i gruppi organizzati sui social rappresentano nel loro complesso numerico la maggioranza dei cittadini votanti! È l’inizio di una politica di petto, di confronto diretto, ma… a Silvi si prende coscienza sempre in ritardo di un fenomeno per quanto inevitabile. Si tentenna sui blocchi di appoggio, qui lo scatto non è mai stato un punto forte. (pdf)

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