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editoriale

Quanti giorni sono trascorsi da quando il coronavirus ci ha costretti a restare isolati in casa? Certamente tanti. Saranno davvero troppi se pensiamo che non sappiamo quando la nostra vita potrà riprendere il suo normale corso… Stiamo vivendo sulla nostra pelle i tanti e diversi disagi procurati da questa calamità sanitaria. La salute prima di tutto. Il disagio, poi, di chi ha avuto la sfortuna di incrociare direttamente l’invisibile nemico e di averne subito le terribili conseguenze; quello di chi ha subito traumi per la perdita di un proprio famigliare; quello che ci ha investiti tutti facendoci sentire piccoli, indifesi, paurosi. Non ultimo, anzi “comprimario”, quello economico: esercizi, attività commerciali, fabbriche e luoghi di lavoro chiusi che stanno mettendo a durissima prova imprenditori, piccole aziende, gestori di locali pubblici, liberi professionisti e artigiani che si portano dietro i pensieri e le preoccupazioni di migliaia e migliaia di lavoratori che si sono ritrovati da un giorno all’altro senza lavoro e senza stipendio. Gli affitti, i mutui, le bollette e perfino la spesa alimentare per il sostentamento della famiglia che non si sa più come pagare. Qualcuno ha parlato di “terza guerra mondiale”. Non c’è dubbio che si tratta di una lotta per la sopravvivenza a livello planetario. No, non è fuori luogo definire “guerra mondiale” il tempo che abbiamo vissuto negli ultimi due mesi, che stiamo vivendo e che saremo costretti a vivere chi sa per quanto tempo ancora. Per certi versi è una guerra peggiore di quella combattuta al fronte poiché questa è una guerra economica nella quale sono in tanti, in troppi quelli che partono già sconfitti senza colpo ferire. Avvertire su stessi e sulla propria famiglia il disagio economico e provare la fame sono sensazioni che stroncano anche quelli che nella vita hanno saputo affrontare sacrifici e lotte. E proprio mentre i cittadini dell’Italia e dell’Europa che si trovano con l’acqua alla gola si aspettano comprensione, sostegno e soccorso accade che lo Stato e l’Unione Europea si perdano in chiacchiere, in manovre inefficaci perché inconsistenti e mascherate in polemiche lunghe e inutili che alla fine fanno il gioco delle solite nazioni “ricche”, degli speculatori, come ad esempio i fabbricanti e i commercianti di mascherine, per non parlare degli strozzini, delle banche, della mafia, della ‘ndrangheta e delle altre associazioni a delinquere che in queste circostanze sanno muoversi con grande abilità per succhiare le ultime gocce di sangue alla povera gente… “Ce la faremo…” continuano a scrivere sui balconi, sui muri e nelle TV... Ma come e quando? A questa domanda sono chiamati a rispondere con franchezza, coraggio e assumendo concreti e urgenti provvedimenti i nostri governanti e quelli di tutto il mondo…