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Pista ciclabile: argomento inevitabile per la Cittadinanza in fermento. Essa tocca una nota molto dolente nel tratto centrale silvarolo, la vegetazione storica composta da pini anche secolari ed anche quella relativamente recente, come centinaia di palmette ed oleandri con 25 anni di accrescimento. L’umore popolare si fece sentire già l’anno scorso contestando l’intenzione di una settantina di pini da tagliare, attraverso le associazioni ambientaliste e gli ormai immancabili social. L’energia fu tale, che l’Amministrazione si ritrovò costretta a diminuire drasticamente il numero dei pini da abbattere, portandolo a 24. Questo portò a spegnere l’incendio di una contestazione popolare furibonda, ma sotto la cenere evidentemente ha covato un fuoco pronto a riprendere le sue fiamme poderose al momento dei fatti, ovvero in questi giorni in cui la musica autunnale delle foglie cadenti e rotolanti ha fatto posto all’inquietante ronzare delle motoseghe impazzite alla vista di eccellenti tronchi con cui misurarsi. Insomma, l’affezione verso i nostri pini si sta dimostrando più intensa non solo del previsto, ma anche dell’immaginabile dal momento che la rabbia è scesa sul lungomare disapprovando l’opera di demolizione ad oltranza.
“Come può uno scoglio, arginare il mare...”. All’epoca, Mogol non poteva immaginare quanto anche profetici sarebbero stati i suoi testi ispirati da una Silvi incontaminata e destinati a grandi successi. Come non prenderne atto in questi giorni della politica che celebra tristemente se stessa annunciando l’inizio dei lavori contro l’erosione marina a sud del nostro Paese? Quindi in previsione pennelli, anzi pennelloni per tentare di arginare un fenomeno mondiale tragico causato da una umanità accecata dall’egoismo nello sfruttamento delle risorse del Pianeta: lo scioglimento dei ghiacci e relativo innalzamento del livello dei mari. In soldoni sono questi gli antefatti e i fatti, ovvero i pennelli già in essere e quelli programmati a presto sul nostro territorio.
Che senso ha? Il ripascimento sulla spiaggia silvarola è una novità degli ultimi dieci anni. Mai avremmo immaginato di importare sabbia da altri paesi o di sconvolgere i nostri fondali prossimi alla riva per asportarne la quantità per “sopravvivere” una stagione, che è sempre più breve. Fior di milioni di euro non solo per un intervento inutile e umiliante,ma dannoso all’ecosistema e alla cultura turistica che vive della genuinità di ciò che si ha e di ciò che si è, semplicemente. Si dirà che certi stabilimenti balneari devono lavorare…Bene, non ha più senso distribuire quegli stessi soldi spesi per rovinare tra essi in compensazione al lavoro compromesso? Invece no, macchine, turbine, mastodontiche ruspe si preparano ogni anno ad invadere le nostre spiagge per ripianarne la riva, depositando migliaia e migliaia di metri cubi di sabbia che il primo mare “da levante” rimuoverà puntualmente con una “leccata”!
Tutto sommato, l’estate è passata all’insegna della normalità, solita gente riversata soprattutto sulla spiaggia per godere e per spendere…Il Covid non è stato un lontano ricordo, anzi una latente minaccia che ha imposto norme all’insegna della tolleranza, che non hanno contrastato granchè oltre alla parvenza di essere rispettate sempre e comunque. Insomma, si è fatto finta di essere seri e si è raccomandato qua e là mascherina e distanziamento, tanto da far contente le coscienze sociali e le Forze dell’Ordine costrette a presenziare loro malgrado a visite estemporanee a distanza.
Invece no, sembra una estate balneare come sempre. Abbandonati i guanti rimangono le mascherine, ma anche queste ormai sembrano diminuire a vista d’occhio e appare sempre più improbabile il loro uso con l’inevitabile caldo torrido che ci aspetta. Bar e ristoranti di Silvi vanno riempiendosi e le distanze imposte e predisposte sono evidenti, ma la sensazione è di una tolleranza assoluta tra gestori, clienti e Forze dell’Ordine. Le spiagge altrettanto e c’è da scommettere che piano piano del Covid si eviterà anche di trattare, almeno nella pausa estiva.