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LA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI

Un gesto di umiltà e di grande senso di responsabilità

La notizia della rinuncia del Sommo Pontefice, ha lasciato perplessi molti, cristiani e non. Ma l’impressione che aleggia, nel sentire i discorsi di tanti appassionati alla politica e di molti anti-clericali, è un’altra. Una dimissione quasi dovuta poiché si vede la funzione del Sommo Pontefice come quello di un direttore di una grande azienda. In alcuni commenti diffusi dai midia di tutto il mondo si evidenziano interpretazioni errate e, talora, anche la cattiva fede. Quello che è stato un autentico atto di umiltà e di coraggio è stato vilmente contrabbandato come mancanza di coraggio e di rinuncia alla propria missione; c’è chi ha gioito nell’uscita dalla scena mondiale di Benedetto XVI, perché con la sua altissima cultura, la sua altrettanto altissima personalità dava fastidio; c’è stato, infine, chi ha pensato che adesso, finalmente, avrebbero potuto fare tutto quello che prima non gli era stato consentito. La verità è che Benedetto XVI creava troppi problemi, specialmente in Italia e nell’Europa, a detta dei politici ovviamente. Il Sommo Pontefice è tale per mandato Divino e non per volontà umana. Dio si serve di noi esseri umani per comunicare con il mondo. Attraverso i Cardinali, sceglie la persona adatta a guidare la Sua Chiesa in ogni determinato periodo. I signori politici si ricordino che la Chiesa è Creatura di Dio. Voluta dal Padre, Creata dal Figlio e in continua Crescita grazie allo Spirito Santo che la protegge. Il demonio fa di tutto per creare scompiglio nel suo interno ma non vincerà mai. Se ne può solo illudere. Ciò che all’apparenza può sembrare una ferita, in realtà fortifica la sua Chiesa. Nell’Apocalisse di Giovanni (Ap. 7, 14) troviamo scritto: «… hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello» cioè con le sofferenze. Attenzione! Qui si sta facendo un buco nell’acqua. Non si può pensare di eliminare la Chiesa neanche quando si riesce a convincere il Sommo Pontefice che non è più adatto a guidare la Chiesa di Dio. La Chiesa non si elimina neanche quando si riesce a far litigare chi collabora più strettamente, sia tra loro che con il Parroco. Mi viene da sorridere se penso che alcune persone si illudono di svuotare le chiese facendo aumentare le liti interne. La Chiesa non si uccide neanche facendo incarcerare tutti i religiosi esistenti sulla faccia della terra. Guardate in Cina… La Chiesa Romana, costretta alla clandestinità, continua la sua missione. La Chiesa si fortifica non perché la domenica i luoghi di culto sono pieni di gente. Io dico sempre a coloro che vengono in Parrocchia: a me non interessa vedere la chiesa piena di gente ma vedere la chiesa piena di gente che prega. Chi non vuol pregare sbaglia luogo e chi viene per creare problemi o per mettersi in mostra, deve stare molto attento perché può trovarsi a combattere non contro il Parroco ma contro Dio. Io non vorrei trovarmi al loro posto.Leggete il libro degli Atti degli Apostoli: «Se questa nuova dottrina viene dagli uomini – dice Gamaliele – finirà presto, finirà da sé, come è avvenuto per altre proposte innovative di questo tipo. Ma se viene da Dio, invano vi accanite contro di essa. Gamaliele li mette pure in guardia aggiungendo: "non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio"(At 5, 38-39)».  Il Parroco stesso è strumento di Dio, può essere messo in discussione in tantissime circostanze ma è sempre, per credenti o non credenti, uno strumento di Dio. A me capita spesso di avere confronti con i miei concittadini e che qualcuno abbia qualcosa contro di me e invece di parlare con me ne parla con altri. Questa seconda opzione devo dire che, purtroppo, è la più frequente. All’inizio del mio ministero sacerdotale mi ponevo dei problemi, adesso non me li pongo più, continuo semplicemente per la mia strada  e vado avanti perché sono sicuro che il Signore mi terrà sempre una mano sopra la testa. Auguro a ciascuno di noi, in questo anno che la Chiesa ha dedicato alla riscoperta della Fede, di ritrovare il senso dell’essere cristiani e di viverlo nella Fede.

don Andrea Di Bonaventura

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