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Le “Confessioni” del sindaco Scordella
RIUSCIREMO A FARE “SISTEMA”?
Basta col disperdere ancora le forze di cui Silvi dispone

Andrea-Scordella3Silvi città di frontiera? Silvi condannata a pagare ancora per molto tempo i “peccati” e gli errori delle amministrazioni che si sono succedute dagli anni ’60 fino ai nostri giorni? Quanto tempo dovremo attendere ancora per rivedere Silvi nelle prime posizioni come città vivibile, turisticamente appetibile? Quando usciranno definitivamente dal cassetto e si concretizzeranno i sogni di tante generazioni: il teatro comunale; una costa in cui siano bloccati i fenomeni dell’erosione; un polo scolastico moderno con servizi e strutture adeguati ai tempi; il lungomare, le vie interne, le piazze e i parchi verdi dove l’occhio e il cuore possano riaccendere la luce dell’amore per questa nostra bellissima città; arredo urbano completato; strutture sportive fruibili da tutti in ogni zona del territorio; spazi attrezzati destinati alle associazioni culturali e sociali e ai giovani; occasioni di lavoro per giovani e disoccupati?... Sono questi i ricorrenti pensieri che ogni mattina si ripresentano, belli tutti in fila, nella mia mente mentre sorseggio il primo dei cento caffè della giornata.
Che, poi, sono anche le domande che mi sento ripetere quando vado in giro per la città o quando partecipo alle iniziative culturali, sociali o sportive e alle riunioni dei comitati di quartiere. Mi rendo conto che, nelle condizioni storiche ed economiche in cui viviamo, riuscire a centrare tutti gli obiettivi è, probabilmente, solo un bel sogno… In quei momenti ripenso a una cosa che ho letto da qualche parte, ma non ricordo dove: “quando segui il cammino di un sogno nessuna notte ti può fermare!” e penso che chi sa se questa frase “d’occasione” non sia anche il frutto di un’esperienza realmente vissuta…
Mi piace crederlo e in quel momento il mio cuore si apre a orizzonti che non sembrano più chimere irraggiungibili. Ripenso al fascino che suscitava nella mia mente di fanciullo le miracolose proprietà della bacchetta magica. Ecco cosa ci vorrebbe: una bella bacchetta magica… La musichetta inconfondibile del cellulare mi riporta bruscamente alla realtà, alla dura realtà che stiamo affrontando tutti in questi giorni, ma che sono problemi vecchi di anni: i grandi disagi causati dal maltempo, quelli che non riescono ad arrivare a fine mese, quelli che non hanno casa o sono stati sfrattati, i giovani in cerca di occupazione che timidamente tornano da anni a Palazzo di città portando il loro curriculum.
Di fronte a questi scenari davvero drammatici, passano in secondo ordine, ma solo per gravità oggettiva, i tanti buchi delle strade, la pista ciclabile, il Villaggio del Fanciullo, il dilemma se abbattere o non abbattere un pino malato… Faccio un grande, lungo, respiro, mi rimetto in sesto e torno alla realtà. Però, pur nella burrascosa confusione del da fare tanto e subito, in un angolino del mio essere rimane sveglio e vivo un sentimento: fermarsi a leccarsi le piaghe non porta da nessuna parte.
Vale, viceversa, la consapevolezza di quello che ci assilla e che ci circonda a cui occorre dare una risposta umana, ancor prima che politica. Ricominciamo ogni giorno a mettere anche un solo mattone nel progetto di ricostruzione della città, pienamente convinti che “gutta cavat lapidem”: la montagna è forte e sembra insormontabile… eppure anche una piccola goccia d’acqua, se scende costantemente sulla roccia, riesce a intaccarla fino a perforarla!
E, mi vien da pensare: se di gocce ne fossimo dieci, cento, mille, sedicimila, tutte assieme a cercare di creare un varco verso la civiltà, il progresso, la crescita della città e il miglioramento delle condizioni di vita? La dispersione di pur infinite gocce d’acqua in piccoli rivoli che vanno in direzioni diverse, peraltro, non produrrebbe effetto alcuno. Spero e mi auguro che Silvi, i cittadini, noi politici di ogni colore e tendenza, le forze culturali, sociali e imprenditoriali non disperdiamo le nostre grandi potenzialità in inutili quanto sterili sforzi di mantenimento delle singole nostre posizioni, dei pregiudizi e dei ristretti interessi di bottega, ma, con la grandezza dell’umiltà, sappiamo e riusciamo a fare davvero quello che viene chiamato “sistema”, senza rinunciare ai diversi ruoli e alle identità distinte…

Andrea Scordella